mercoledì 30 maggio 2012

Nemomeno


Buonasera. Il mio nome è nemo e ho meno mani a causa di una mina. Almeno sono vero incastrato tra i rovi roventi dell’inferno. D’inverno all’interno dell’eterno lamento della città sono intento a cercare stabilità. Indosso la maschera per non respirare l’ossigeno saturo di cattività. Cammino svelto e svolto per trovare il risvolto che mi dia serenità. La gente mi guarda e non mi vede, capisci? La gente mi guarda e non mi vede. Giungono mani al cielo in nome di fede e se io parlo loro nessuno mi crede. Di notte spengo le luci e osservo i vostri corpi incapaci tentare di dare sfogo a istinti rapaci. Siete mordaci, attaccati alla vita come lupi feroci. Sguscio di striscio sul pavimento liscio, dormo in strada accanto al piscio dei cani e non seguo dettami. Urlo e nessuno mi sente, la gente, il ghigno prepotente di chi non vuole capire niente. Mi muovo di nascosto disposto a trattare a qualunque costo, resisto ad attacchi violenti e potenti ai miei sentimenti. Troppo spesso mi sento in gabbia e sbotto di rabbia. Lo sai, lo sapete quanti pesci nella rete rimangono impigliati per essere poi squartati e mangiati? Questa è solo una metafora ma sapete a cosa alludo mettendomi a nudo di fronte ad una telecamera. Di sicuro pensi che non esisto, ma insisto, e resisto prima poi crederanno anche in me, considerando il fatto che nessuno credeva nemmeno in cristo.  Il bello è che siamo in tanti discepoli dell’amore e quindi santi, contagiati dalla ricerca per il vero da quando eravamo infanti siamo coloro che vengono definiti precoci talenti. Non ci trovate in bella vista ritoccati dall’estetista ma ai margini della strada con le pietre in mano a mo di intifada. Siamo incazzati perché sfruttati e pigliati per il culo, prendiamo il volo e copriamo il mondo con un velo di mille colori, in poche parole stiamo fuori come i figli dei fiori. Invece tu che ci stai dentro scommetto che è un gran divertimento, ti vedo girare per strada contento con il cane al guinzaglio, sai, ti scatto delle foto e le ritaglio per appenderle alla porta come bersaglio e la notte mi munisco di frecce e le scaglio con rabbia. Tutto vano come un disegno sulla sabbia.

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