mercoledì 23 maggio 2012

Martedì


Una mattina come le altre, in ritardo come le altre. Il suono della sveglia invade fastidiosamente il sonno profondo e la posticipo fino all’impossibile. Caffè al volo e subito in macchina ad infilarmi nel traffico infernale. La vicina saluta con la mano non ho il tempo per rispondere, mai. Questa diamine di superstrada è sempre maledettamente intasata, di questo passo anche oggi arriverò tardi al lavoro. Il suono dei clacson è assordante, mi inserisco anche io in questa anomala orchestra, assolo da far paura. E spostati! E impara a guidare! Non è possibile andare avanti così, domani piazzo una bomba. Dopo la solita ora nel traffico riesco a raggiungere la fermata della metro che ogni giorno mi porta in città, una volta arrivato sarà il turno dell’autobus che è regolarmente in ritardo. Ho pensato centinaia di volte di andare ad abitare in centro ma preferisco vivere in periferia e fare ogni mattina la solita ora e mezza di strada per arrivare in ufficio. La stazione della metro è piena zeppa di gente, i soliti barboni abbandonati sul ciglio del sottopasso che ancora dormono, beati loro, altro che. Il mio treno arriva tra 2 minuti e se non mi sbrigo rischio di perderlo, sorpasso una mamma con passeggino e due ragazze estremamente impedite col biglietto per l’ingresso ai binari Veloci! Veloci!. Qualcuno urla il mio nome, non mi giro, non ho intenzione di perdere il treno per nessun motivo al mondo, nemmeno fosse il Presidente degli Stati Uniti in persona. Arrivo sui binari e lo prendo per un soffio, mi sento a disagio in mezzo alla gente che si appoggia su di me per non perdere l’equilibrio. Il monitor passa le previsioni del tempo, anche oggi una giornata di sole. Sono più felice nelle giornate serene, odio solo l’idea di uscire di casa con l’ombrello, ingombra. Un uomo sulla quarantina, decisamente single, sta consumando in piedi una ciambella al cioccolato che imbratta indecentemente il suo volto. Sembra contento. Io non riuscirei mai e poi mai a consumare un pasto qualunque in piedi, in metro per lo più. Proprio accanto a me c’è un ragazzo con le cuffie più grandi delle sue orecchie e della testa messe insieme, volume assordante e sguardo inebetito. Riesco perfettamente a sentire la musica che sta ascoltando e mi irrita molto. Smettila, smettila!. Le porte si aprono e la gente sguscia fuori come topi affamati, se non sto attento sono buoni di calpestarmi questi qua! Faccio lo slalom tra decine di individui tutti intenti a pensare ai fatti loro, migliaia di pensieri che viaggiano alla velocità della luce e si intrecciano tra loro, si scontrano e stridono e volteggiano incrociandosi. Un ragazzo con lo sguardo basso mi tira uno spintone degno di un giocatore di Football, se fossi un po’ più giovane gli mostrerei io come si placa a dovere. Uscendo dalla metro vengo assalito dai profumi della Grande Mela, i chioschi ai lati delle strade, lo smog del traffico intenso, il caffè del bar all’angolo. Il semaforo pedonale si colora di giallo e poi di rosso e, come per magia, tutti quanti si bloccano all’istante. Nessuno ti guarda in faccia qui, sei un numero, uno dei tanti. La tua persona è vista in funzione alla tua capacità di produrre, smetti di essere funzionale, smetti di essere una persona. Tutto questo però è affascinante, scatta il verde e tutti di nuovo in marcia, come burattini guidati dall’alto degli immensi grattacieli, che si stagliano sopra di noi e ci proteggono. Una volta lessi in un libro che gli esseri umani non guardano mai in alto quando camminano. È divertente poter cambiare punto di vista, tutto si sdrammatizza, come guardare uno spettacolo in galleria. Oggi l’autobus per fortuna è puntuale e dopo la solita sgomitata per salirci sopra, sono ormai quasi giunto in ufficio. Il sole inizia timidamente a fare capolino tra i giganti di cemento e l’aria è azzurra e grigia. Difficile incontrare una giornata completamente limpida qui, immersi nello smog. Scendo dall’autobus e mi tuffo nella miriade di persone che affollano il World Trade Center la mattina. Entro nel palazzo settentrionale delle Twin Towers in cui lavoro, i monitor all’ingresso confermano quello che già avevo letto su quelli nella metro, oggi, Martedì 11 Settembre, sole.

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