martedì 6 agosto 2013

Tè verde



"Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote?"


D’innanzi al mare verde, siedono due persone, due uomini più o meno della stessa età. L’uno dopo vari sospiri prende parola e dice: “Ho conosciuto una donna”
“Davvero?”risponde l’altro. “ Com’è? Simpatica?”
“Stavo seduto al bar da parecchio tempo, quando d’un tratto sento una presenza fissarmi. Una di quelle presenze forti, magnetiche. Mi volto e vedo una ragazza, molto più giovane di me, che abbassa lo sguardo e sorride. Io sorrido, mi accendo una sigaretta e inizio a fissarla ad intervalli regolari. Lei sembra imbarazzata ma non se ne va. Rimane seduta al suo posto e ordina un tè verde.”
“Un tè verde?”
“Si proprio così, un tè verde. poi si fa portare una cannuccia dal cameriere e inizia a gustarsi la bevanda, fingendo che io non ci fossi. Allora io inizio a pensare di essermi immaginato tutto, spengo la sigaretta nel posacenere e rimango assorto per i fatti miei. Di fronte al bar, al primo piano, c’è una casa che tiene perennemente aperta la finestra che dà sulla strada. Io fantastico spesso sulla vita del proprietario dell’appartamento. Si direbbe appartenga ad un musicista, o forse a un pittore. I muri sono dipinti di arancione e vi si può vedere appeso un quadro astratto blu e bianco. Sul davanzale dei fiori rossi e gialli. Proprio mentre penso alla vita del mio musicista-pittore, risento la presenza magnetica della ragazza. Mi giro nuovamente e questa volta non abbassa lo sguardo ma rimane fissa con i suoi occhi dentro i miei. lì per lì mi sento preso in contropiede, non so che fare e arrossisco. Lei sorride con noncuranza e sorseggia dalla cannuccia. Allora mi alzo e mi siedo al suo tavolo, troppo bruscamente forse, ma ormai c’ero dentro fino al collo, credimi.”
“Di già?”
“Certo,di già, come un bambino. Istintivamente, senza chiederle come si chiama le offro una sigaretta e lei accetta dolcemente. Annuisce con un piccolo cenno della testa e mi sento uno stupido a sentire un brivido dietro la schiena. A te non è mai capitato?”
“Come no..capita a tutti prima o poi..”
“Dici?”
“Si, si certamente. Un po’ di tempo fa avevo l'abitudine di andare in biblioteca a leggere, a rilassarmi. D’intanto in tanto avevo bisogno di un libro, così mi recavo allo sportello. Lì vi lavorava una ragazza, di una bellezza eccentrica, inusuale. All’inizio mi sentii come incuriosito, stuzzicato dall’idea di aver a che fare con questa donna. I giorni passavano ed io sistematicamente mi dimenticavo persino della sua esistenza, poi, ogni qualvolta rimettevo piede in biblioteca la sua rara bellezza mi spiazzava. Ci scambiavamo delle occhiate fugaci ma terribilmente intense, cariche di qualcosa che è impossibile descrivere. Qualcosa che quando incontri non riesci a scordare, seppur la vita continui a fluire come sempre, le ansie, le paure, le preoccupazioni facciano comunque capolino come di consueto.”
“Poi, che accadde?”
“Accadde che un giorno -fuori pioveva a dirotto- arrivai in biblioteca trafelato, di corsa, e le passai davanti senza nemmeno guardarla. Ad un certo punto mentre stavo consultando un libro sentii alle mie spalle uno sguardo..magnetico.”
“Magnetico?”
“Si, proprio così, magnetico, tanto che avevo quasi timore a girarmi. Poi mi girai e vidi che lei, la bibliotecaria, mi stava fissando intensamente a qualche metro di distanza. Io le sorrisi e lei rispose sfoggiando un sorriso di una dolcezza infinita. Nessuno dei due disse niente per lunghi attimi. Poi lei si girò e tornò al suo lavoro, come se niente fosse accaduto. Si relazionava agli altri con la solita disinvoltura, la solita leggiadrìa.”
“Tutto qua?”
“Si beh, questo episodio si svolse così, ma no non è tutto qua se intendi… piuttosto tu, le offri una sigaretta e..?”
“..lei accetta dolcemente. Aspira il fumo con avidità. Ci scambiamo uno sguardo intenso e prolungato, non riesco a dire niente, qualsiasi cosa mi saltava in mente era banale, scontata.”
“Tutto qua?”
“No, non è tutto qua, se mi lasci il tempo di finire finisco il racconto no?”
“Si scusa hai ragione.. dicevi..”
“Dicevo che non mi usciva una maledetta parola dalla bocca. Ero pietrificato dal suo sguardo, dai suoi lineamenti aggressivi. Credo che avrei voluto rimanere in quello stato eternamente. Lasciare che le persone si sposassero, avessero figli, morissero mentre io sarei rimasto lì, in un’estasi perfetta, in un equilibrio immortale. Poi lentamente, a stento, cominciammo a parlare del più e del meno, scoprimmo di avere molte cose in comune..sai, i bei film, la letteratura, la cioccolata!”
“La cioccolata?”
“Sì, ne va matta. Ama anche il profilo delle montagne viste da lontano, l’odore dell’erba appena tagliata e un sacco di altre cose che non ricordo.. piuttosto tu con la storia della bibliotecaria mi hai incuriosito.. e non poco! Cosa successe poi?”
“Niente, iniziammo a frequentarci … mi resi subito conto che era una donna speciale, una di quelle persone che nel bene e nel male non si dimenticano mai. Io aspettavo che finisse di lavorare e uscivamo a cena assieme, bevevamo un bicchiere di vino e quando iniziavamo ad esserne inebriati passeggiavamo lungo la spiaggia fino a dimenticarci di noi stessi. Ridevamo molto e facevamo l’amore a lungo. Fu un periodo molto intenso, molto vivo.”
“E poi?”
“E poi niente...”
“Scusa, che intendi con niente? Insomma, sarà accaduto qualcosa, qualsiasi cosa!”
“Ci lasciammo”
“E perché? Perché vi lasciaste?”
“Scoprii che amava il tè verde”