mercoledì 23 maggio 2012

Mèliés



Ad un osservatore poco accorto, il cinema di George Mèliés potrebbe apparire tedioso, ripetitivo. Lo scoglio dell'assenza di suoni, della fissità della cinepresa, della scarsa qualità dell'immagine farebbe abbandonare la visione a chiunque dopo pochi secondi. Se solo invece ci si tuffasse con la mente nell'epoca in cui i suoi cortometraggi furono realizzati, ecco che ciò che potrebbe apparire noioso, diventa entusiasmante. Egli fu il primo ad intuire che il cinematografo, l'apparecchio inventato dai fratelli Lumière alla fine dell'800, aveva la capacità di far rivivere i sogni, di crearne di nuovi, di realizzare aspirazioni nemmeno mai immaginate prima. Da grande illusionista quale era, iniziò così una vasta produzione di cortometraggi nei quali creature fantastiche, costellazioni, pianeti e uomini del suo tempo convivono come in un mondo sospeso nel tempo; un mondo in cui andare sulla luna, o raggiungere il Polo a bordo di un improbabile velivolo sembrano essere fatti ordinari. E ancora una lunga serie di giochi illusionistici, di scene comiche e paradossali. Tutti elementi che compongono il "viaggio attraverso l'impossibile" di un uomo che vide nel cinema la possibilità di rendere concreti i romanzi di Jules Verne, le credenze popolari, i sogni più segreti. La sua esperienza da cineasta non durò poi a lungo, le grandi case cinematografiche schiacciarono i piccoli produttori indipendenti ed egli si ritirò a vendere giocattoli in una stazione ferroviaria, come il film Hugo racconta magistralmente. Quello che oggi di lui ci resta è, sicuramente, la prova che le favole, i sogni, le avventure, sono reali, basta saperle cogliere e crederci fino in fondo. Come i bambini.

Nessun commento:

Posta un commento