Una mattina come le altre, in ritardo come le altre. Il
suono della sveglia invade fastidiosamente il sonno profondo e la posticipo
fino all’impossibile. Caffè al volo e subito in macchina ad infilarmi nel
traffico infernale. La vicina saluta con la mano non ho il tempo per
rispondere, mai. Questa diamine di superstrada è sempre maledettamente
intasata, di questo passo anche oggi arriverò tardi al lavoro. Il suono dei
clacson è assordante, mi inserisco anche io in questa anomala orchestra, assolo
da far paura. E spostati! E impara a
guidare! Non è possibile andare avanti così, domani piazzo una bomba. Dopo
la solita ora nel traffico riesco a raggiungere la fermata della metro che ogni
giorno mi porta in città, una volta arrivato sarà il turno dell’autobus che è
regolarmente in ritardo. Ho pensato centinaia di volte di andare ad abitare in
centro ma preferisco vivere in periferia e fare ogni mattina la solita ora e
mezza di strada per arrivare in ufficio. La stazione della metro è piena zeppa
di gente, i soliti barboni abbandonati sul ciglio del sottopasso che ancora
dormono, beati loro, altro che. Il mio treno arriva tra 2 minuti e se non mi
sbrigo rischio di perderlo, sorpasso una mamma con passeggino e due ragazze
estremamente impedite col biglietto per l’ingresso ai binari Veloci! Veloci!. Qualcuno urla il mio
nome, non mi giro, non ho intenzione di perdere il treno per nessun motivo al
mondo, nemmeno fosse il Presidente degli Stati Uniti in persona. Arrivo sui
binari e lo prendo per un soffio, mi sento a disagio in mezzo alla gente che si
appoggia su di me per non perdere l’equilibrio. Il monitor passa le previsioni
del tempo, anche oggi una giornata di sole. Sono più felice nelle giornate
serene, odio solo l’idea di uscire di casa con l’ombrello, ingombra. Un uomo
sulla quarantina, decisamente single, sta consumando in piedi una ciambella al
cioccolato che imbratta indecentemente il suo volto. Sembra contento. Io non
riuscirei mai e poi mai a consumare un pasto qualunque in piedi, in metro per
lo più. Proprio accanto a me c’è un ragazzo con le cuffie più grandi delle sue
orecchie e della testa messe insieme, volume assordante e sguardo inebetito. Riesco
perfettamente a sentire la musica che sta ascoltando e mi irrita molto. Smettila, smettila!. Le porte si aprono
e la gente sguscia fuori come topi affamati, se non sto attento sono buoni di
calpestarmi questi qua! Faccio lo slalom tra decine di individui tutti intenti
a pensare ai fatti loro, migliaia di pensieri che viaggiano alla velocità della
luce e si intrecciano tra loro, si scontrano e stridono e volteggiano
incrociandosi. Un ragazzo con lo sguardo basso mi tira uno spintone degno di un
giocatore di Football, se fossi un po’ più giovane gli mostrerei io come si
placa a dovere. Uscendo dalla metro vengo assalito dai profumi della Grande
Mela, i chioschi ai lati delle strade, lo smog del traffico intenso, il caffè
del bar all’angolo. Il semaforo pedonale si colora di giallo e poi di rosso e,
come per magia, tutti quanti si bloccano all’istante. Nessuno ti guarda in
faccia qui, sei un numero, uno dei tanti. La tua persona è vista in funzione
alla tua capacità di produrre, smetti di essere funzionale, smetti di essere
una persona. Tutto questo però è affascinante, scatta il verde e tutti di nuovo
in marcia, come burattini guidati dall’alto degli immensi grattacieli, che si
stagliano sopra di noi e ci proteggono. Una volta lessi in un libro che gli
esseri umani non guardano mai in alto quando camminano. È divertente poter
cambiare punto di vista, tutto si sdrammatizza, come guardare uno spettacolo in
galleria. Oggi l’autobus per fortuna è puntuale e dopo la solita sgomitata per
salirci sopra, sono ormai quasi giunto in ufficio. Il sole inizia timidamente a
fare capolino tra i giganti di cemento e l’aria è azzurra e grigia. Difficile
incontrare una giornata completamente limpida qui, immersi nello smog. Scendo
dall’autobus e mi tuffo nella miriade di persone che affollano il World Trade
Center la mattina. Entro nel palazzo settentrionale delle Twin Towers in cui
lavoro, i monitor all’ingresso confermano quello che già avevo letto su quelli
nella metro, oggi, Martedì 11 Settembre, sole.
Nessun commento:
Posta un commento