È presto e
le strade sono vuote come ogni domenica mattina, le foglie secche danzano
sull’asfalto e il vento autunnale soffia fastidiosamente sui capelli scomposti
di Lorenzo che, con sguardo assonnato e andatura goffa, inforca la sua
bicicletta e si dirige lentamente verso la stazione dei treni. Sarà un addio
stile vecchi tempi, la carrozza si allontanerà pian piano lungo i binari ed
egli avrà il tempo di sporgere la testa dal finestrino arrugginito e guardare i
suoi amici scivolare via, rimanere indietro. Loro sono già tutti li ad
aspettarlo, chi fuma una sigaretta, chi beve un caffè, chi semplicemente si
stropiccia gli occhi assonnati e stanchi dal sabato sera. Il vento trasporta il
suono della bicicletta scalare affannosamente la salita che porta alla
stazione, Lorenzo non è abituato a pedalare e sta lievemente sudando sulle
tempie e sulla schiena. Una volta abbandonata la bicicletta si rolla una
sigaretta senza filtro e compare alla vista degli amici, sorridono, il treno
ormai sta per arrivare e come di consueto Lorenzo è tardi, anche per gli addii,
quelli importanti. Nessuno sa arrabbiarsi con lui, grazie a quell’aria da
bambino ingenuo e la barba a chiazze su un volto forse troppo giovane per la
sua età. Il treno lo condurrà lontano a studiare una di quelle facoltà
universitarie che sono state dimenticate dai tagli della riforma scolastica: un
nome lungo e difficile da ricordare, un’ancora alla quale si aggrapperà per
tentare di non finire alla deriva, come molti fanno attorno a lui. Viola ha lo
sguardo basso e il viso imbronciato, tenta di scacciare il dolore mettendo il
muso come fanno i bambini piccoli. Tiene stretta nella mano destra la sua
macchina fotografica digitale, testimone di momenti indimenticabili e
puntualmente pronta ad immortalare la bellezza delle persone e dei sentimenti
che le legano. Ora si tocca svogliatamente la testa rasata ai lati e finge di
sorridere in maniera disinteressata. I pantaloni da uomo le cadono dai fianchi
troppo stretti ed è costretta a tirarli su ogni due passi che fa verso Lorenzo.
Si abbracciano e sorridono, si mordono e si strattonano. L’attenzione dei
presenti viene richiamata da una chitarra male accordata, animata da un ragazzo
con i capelli lunghi e sporchi annodati a coda di cavallo, e con degli occhiali
da sole seppure la stagione e il tempo non li rendano necessari. Vittorio è uno
di quei ragazzi sempre allegri che mai e poi mai mostrerebbero in pubblico la
loro debolezza, non per pudore ma per modo di essere. Tutti si girano e
ascoltano le note trasportate dal vento mentre Alberto inizia ad intonare una
melodia seguendo l’invito di Vittorio. Lorenzo sorride lievemente pensando a
quelle innumerevoli volte, durante i viaggi o le uscite fuori porta, nelle
quali la chitarra di Vittorio e la voce di Alberto hanno allietato le giornate
accanto ad un bicchiere di vino, un po’ acido come le terre da cui viene
prodotto. Alberto ha la testa rasata coperta da un cappellino, non riesce
proprio a nascondere il suo stato d’animo e tenta di distrarre se stesso e gli
altri cantando. Ha un grande talento espressivo, sembra nato a posta per
calcare il palcoscenico. Non passa nemmeno il tempo per qualche lacrima di
cadere che giunge affannosamente Boris con la sua andatura un po’ trasognata,
le mani grandi e pelose, la sacca penzoloni. Il suo è un ritardo cronico e
nessuno ormai ci fa più caso. Si avvicina a grandi passi sorridendo un poco e
carezzandosi la barba folta che nasconde il viso di un bimbo troppo cresciuto.
Estrae goffamente dalla sacca un disegno fatto appositamente per l’occasione e
visibilmente terminato all’ultimo istante. Esso ricalca una foto scattata da
Viola qualche tempo prima raffigurante Lorenzo assieme ad Augusto, il suo amico
fidato d’infanzia dal quale non si è mai seriamente distaccato fino ad oggi. Le
loro strade si dividono, Augusto prenderà un aereo verso il continente in cerca
di fortuna, Lorenzo guarda per qualche istante il foglio e questa volta non
riesce a trattenere le lacrime che cadono dolcemente sul suo viso incavato. Le
strade di tutti si dividono: Alberto partirà per la Spagna assieme a Vittorio
Viola e Boris, sarà una di quelle partenze indimenticabili che verranno
ricordate e raccontate in futuro.
Io sto in
silenzio, ascolto e guardo questa scena indimenticabile. Resterò a casa a
continuare a leggere e studiare, alzarmi la mattina e tenere d’occhio ciò che
loro stanno lasciando. Mi piace il ruolo di Guardiano del Faro e forse ci sono
proprio tagliato. Il tempo stringe e il treno fa capolino all’orizzonte, è il
momento degli ultimi saluti e degli ultimi abbracci, e io in disparte sussurro:
“Buon viaggio amico, buon viaggio!”
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