"Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote?"
D’innanzi al
mare verde, siedono due persone, due uomini più o meno della stessa età. L’uno
dopo vari sospiri prende parola e dice: “Ho conosciuto una donna”
“Davvero?”risponde
l’altro. “ Com’è? Simpatica?”
“Stavo
seduto al bar da parecchio tempo, quando d’un tratto sento una presenza
fissarmi. Una di quelle presenze forti, magnetiche. Mi volto e vedo una
ragazza, molto più giovane di me, che abbassa lo sguardo e sorride. Io sorrido,
mi accendo una sigaretta e inizio a fissarla ad intervalli regolari. Lei sembra
imbarazzata ma non se ne va. Rimane seduta al suo posto e ordina un tè verde.”
“Un tè
verde?”
“Si proprio
così, un tè verde. poi si fa portare una cannuccia dal cameriere e inizia a
gustarsi la bevanda, fingendo che io non ci fossi. Allora io inizio a pensare
di essermi immaginato tutto, spengo la sigaretta nel posacenere e rimango
assorto per i fatti miei. Di fronte al bar, al primo piano, c’è una casa che
tiene perennemente aperta la finestra che dà sulla strada. Io fantastico spesso
sulla vita del proprietario dell’appartamento. Si direbbe appartenga ad un
musicista, o forse a un pittore. I muri sono dipinti di arancione e vi si può
vedere appeso un quadro astratto blu e bianco. Sul davanzale dei fiori rossi e
gialli. Proprio mentre penso alla vita del mio musicista-pittore, risento la
presenza magnetica della ragazza. Mi giro nuovamente e questa volta non abbassa
lo sguardo ma rimane fissa con i suoi occhi dentro i miei. lì per lì mi sento
preso in contropiede, non so che fare e arrossisco. Lei sorride con noncuranza
e sorseggia dalla cannuccia. Allora mi alzo e mi siedo al suo tavolo, troppo
bruscamente forse, ma ormai c’ero dentro fino al collo, credimi.”
“Di già?”
“Certo,di
già, come un bambino. Istintivamente, senza chiederle come si chiama le offro
una sigaretta e lei accetta dolcemente. Annuisce con un piccolo cenno della
testa e mi sento uno stupido a sentire un brivido dietro la schiena. A te non è
mai capitato?”
“Come
no..capita a tutti prima o poi..”
“Dici?”
“Si, si certamente.
Un po’ di tempo fa avevo l'abitudine di andare in biblioteca a leggere, a rilassarmi.
D’intanto in tanto avevo bisogno di un libro, così mi recavo allo sportello. Lì vi lavorava una ragazza, di una bellezza eccentrica,
inusuale. All’inizio mi sentii come incuriosito, stuzzicato dall’idea di aver a
che fare con questa donna. I giorni passavano ed io sistematicamente mi
dimenticavo persino della sua esistenza, poi, ogni qualvolta rimettevo piede in
biblioteca la sua rara bellezza mi spiazzava. Ci scambiavamo delle occhiate
fugaci ma terribilmente intense, cariche di qualcosa che è impossibile descrivere. Qualcosa che quando incontri non riesci a scordare, seppur la
vita continui a fluire come sempre, le ansie, le paure, le preoccupazioni
facciano comunque capolino come di consueto.”
“Poi, che
accadde?”
“Accadde che
un giorno -fuori pioveva a dirotto- arrivai in biblioteca trafelato, di corsa,
e le passai davanti senza nemmeno guardarla. Ad un certo punto mentre stavo
consultando un libro sentii alle mie spalle uno sguardo..magnetico.”
“Magnetico?”
“Si, proprio
così, magnetico, tanto che avevo quasi timore a girarmi. Poi mi girai e vidi
che lei, la bibliotecaria, mi stava fissando intensamente a qualche metro di distanza.
Io le sorrisi e lei rispose sfoggiando un sorriso di una dolcezza infinita.
Nessuno dei due disse niente per lunghi attimi. Poi lei si girò e tornò al suo
lavoro, come se niente fosse accaduto. Si relazionava agli altri con la solita
disinvoltura, la solita leggiadrìa.”
“Tutto qua?”
“Si beh,
questo episodio si svolse così, ma no non è tutto qua se intendi… piuttosto tu,
le offri una sigaretta e..?”
“..lei
accetta dolcemente. Aspira il fumo con avidità. Ci scambiamo uno sguardo
intenso e prolungato, non riesco a dire niente, qualsiasi cosa mi saltava in
mente era banale, scontata.”
“Tutto qua?”
“No, non è
tutto qua, se mi lasci il tempo di finire finisco il racconto no?”
“Si scusa
hai ragione.. dicevi..”
“Dicevo che
non mi usciva una maledetta parola dalla bocca. Ero pietrificato dal suo sguardo,
dai suoi lineamenti aggressivi. Credo che avrei voluto rimanere in quello stato
eternamente. Lasciare che le persone si sposassero, avessero figli, morissero
mentre io sarei rimasto lì, in un’estasi perfetta, in un equilibrio immortale.
Poi lentamente, a stento, cominciammo a parlare del più e del meno, scoprimmo
di avere molte cose in comune..sai, i bei film, la letteratura, la cioccolata!”
“La
cioccolata?”
“Sì, ne va
matta. Ama anche il profilo delle montagne viste da lontano, l’odore dell’erba
appena tagliata e un sacco di altre cose che non ricordo.. piuttosto tu con la
storia della bibliotecaria mi hai incuriosito.. e non poco! Cosa successe poi?”
“Niente,
iniziammo a frequentarci … mi resi subito conto che era una donna speciale, una
di quelle persone che nel bene e nel male non si dimenticano mai. Io aspettavo
che finisse di lavorare e uscivamo a cena assieme, bevevamo un bicchiere di
vino e quando iniziavamo ad esserne inebriati passeggiavamo lungo la spiaggia
fino a dimenticarci di noi stessi. Ridevamo molto e facevamo l’amore a lungo.
Fu un periodo molto intenso, molto vivo.”
“E poi?”
“E poi
niente...”
“Scusa, che
intendi con niente? Insomma, sarà accaduto qualcosa, qualsiasi cosa!”
“Ci
lasciammo”
“E perché?
Perché vi lasciaste?”
“Scoprii che
amava il tè verde”
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